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Martedì 7 Maggio 2024 10:05

Israele controlla il valico di Rafah



Sì di Hamas alla tregua mediata da Egitto e Qatar ma le forze di difesa israeliane aumentano la pressione e prendono il controllo del lato palestinese del valico con l'Egitto. «Attacchi mirati» sulla città. Guterres (Onu): «Intollerabile» un'invasione di terra

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Nell’ultimo tentativo di frenare l’invasione di terra a Rafah, Hamas ha accettato in extremis, nel tardo pomeriggio di ieri, 6 maggio, la proposta di Egitto e Qatar per un accordo con Israele sul cessate il fuoco a Gaza, dopo che in mattinata era scattato l’ordine di evacuazione di un centinaio di migliaia di civili già stremati da sei mesi di guerra. Ma Israele ha scelto di aumentare la pressione con quelli che l’esercito ha definito «attacchi mirati» sulla città più a sud della Striscia, nei quali ci sarebbero almeno 8 morti e numerosi feriti. «Il gabinetto di guerra – ha reso noto l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu – ha deciso all’unanimità che Israele continui la sua operazione a Rafah per esercitare pressioni militari su Hamas». Al tempo stesso, «anche se la proposta di Hamas è lontana dai requisiti necessari per Israele» sarà inviata una delegazione al Cairo «per esplorare la possibilità di raggiungere un accordo in condizioni accettabili per Israele», sono ancora le parole rilanciate dai media.

Nel dettaglio, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver avuto «informazioni di intelligence» sul fatto che «il valico di Rafah nella parte orientale veniva usato per scopi terroristici». Di qui la scelta dell’attacco: un’operazione «di precisione», la definiscono in una nota condivisa su Telegram, durante la quale sono stati uccisi circa 20 miliziani di Hamas e sono stati «scoperti tre tunnel operativi». Ora, aggiungono, «l’operazione continua. I residenti della zona orientale di Rafah sono stati incoraggiati a evacuare temporaneamente nell’area umanitaria ampliata di Al-Mawasi». Qui, spiegano ancora dall’esercito israeliano, sono stati costruiti «ospedali da campo, tende ed è stata aumentata la disponibilità di acqua, cibo, aiuti e forniture mediche». Diffuse anche foto e video dei tank che hanno preso il controllo questa mattina, 7 maggio, del lato di Gaza del valico di Rafah al confine con l’Egitto. L’Idf ha ribadito che il controllo è avvenuto nel corso di una «operazione mirata» contro Hamas in «aree limitate della parte orientale di Rafah».

Per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, un’invasione via terra di Rafah sarebbe «intollerabile» per «le sue devastanti conseguenze umanitarie e per il suo impatto destabilizzante nella regione». Lo ha ribadito incontrando al Palazzo di Vetro con il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, rilanciando un «forte appello al governo israeliano e alla leadership di Hamas perché compiano un passo in più per concretizzare un accordo che è assolutamente vitale, un’opportunità che non può essere persa».

Nel loro incontro a Parigi anche il presidente francese Emmanuel Macron e quello cinese Xi Jinping hanno espresso la loro «opposizione a un’offensiva israeliana a Rafah, che porterebbe a una nuova catastrofe umanitaria, e allo sfollamento forzato dei civili palestinesi», si legge in una nota congiunta arrivata dalla Capitale francese. I due leader hanno sottolineato «l’imperativo assoluto di proteggere i civili a Gaza, in linea con il diritto umanitario internazionale» e la «necessità urgente di un cessate il fuoco immediato e duraturo per consentire la fornitura di aiuti umanitari su larga scala alla popolazione civile di Gaza», esortando ad aprire «tutte le vie di accesso per la consegna sicura e rapida di aiuti all’intera Striscia».

Ancora, Macron e Xi hanno chiesto «il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e la garanzia dell’accesso umanitario per soddisfare le loro esigenze mediche e umanitarie, nonché il rispetto del diritto internazionale per tutti i detenuti». Per i due presidenti, «l’unica strada per la pace e la sicurezza, per garantire che né i palestinesi né gli israeliani rivivano gli orrori che hanno vissuto dopo gli attacchi del 7 ottobre, è attraverso l’attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite», è scritto ancora nella dichiarazione diffusa da Parigi.

7 maggio 2024

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